Erica Calardo
Perché hai scelto la carriera artistica?
Ho sempre amato disegnare. Prima di diventare una pittrice ero -e sono tuttora- una studiosa di logica modale. Durante gli anni dell'università ho smesso di disegnare e di dipingere fino a che uno strano malessere ha iniziato a tormentarmi, nel profondo. Si affievoliva solo con il segno della matita sulla carta, con il passaggio del colore sulla tela... Tracciare segni, creare mondi, trasportare le mie visioni sulla tela è un'azione necessaria. Semplicemente, non posso non farlo.
Qual è stata la tua formazione?
Dopo il Liceo Classico (CB), ho studiato Filosofia a Bologna, laureandomi in Logica modale con una tesi sulla semantica dei Mondi Possibili. Subito dopo ho iniziato un dottorato di ricerca in Logica a Manchester (UK) e ho insegnato programmazione Java all'università per un paio d'anni. Ora ho una borsa di studio a Bologna e studio Logica deontica. Nel frattempo ho frequentato per due anni l'Accademia di Belle Arti di Bologna che ho prontamente abbandonato causa inutilità assoluta... Ho studiato la pittura tradizionale (Rinascimentale e Fiamminga) di notte, sui manuali storici, sbagliando spesso e impegnandomi al massimo...
Hai dei modelli di riferimento artistico e culturale?
Cosa influenza il mio stile? Sicuramente un amore viscerale per l'arte del Rinascimento e soprattutto del Manierismo. Mi piace andare nei musei, venerare quadri spesso un po' dimenticati dal pubblico come le meraviglie di Lavinia Fontana, Sofonisba Anguissola, Artemisia Gentileschi, Elisabetta Sirani, Bronzino, Allori... Ne fotografo dettagli che cito nei miei lavori. C'è sempre qualcosa di antico, più o meno nascosto...
Fra i contemporanei amo molto Lori Earley, Mark Ryden, Sas Christian e in generale i nuovi pittori figurativi della scena pop surreale.
Ho interessi estremamente eclettici. Sono innamorata della Filosofia e della Letteratura. Ero (e sono tuttora) una di quelle bimbe con la matita o con un libro in mano –spesso entrambi! Leggo i filosofi greci, Aristotele, Platone... Amo Spinoza, Leibniz e Kant. Studio con passione logica modale.
Amo la mistica e la Simbologia della Tradizione. Ascolto Bach, musica rinascimentale e cinquecentesca, punk rock e freak beat.
Leggo Kafka, Borges, Eco, Haruki Murakami e tanta letteratura gotica. Sono una fan accanita di Harry Potter! Guardo una valanga di film horror e adoro Lynch, Wes Craven, Cronenbergh, Coppola, De Palma, Scorsese, Tim Burton, Tarantino, i fratelli Cohen, Miyazaki, Woody Allen, Kar Wai e... oddio, sono troppi!
Quando viaggio ho sempre il mio taccuino nella borsa: schizzo castelli, letti a baldacchino, chiesette solitarie... La domenica giro nei mercatini delle pulci dei paesi dell'Appennino a caccia di cartoline di natale vintage, mortini, vecchie cornici, libri illustrati, bambole...
Cosa pensi della situazione artistica in Italia e a livello internazionale?
È un momento emozionante per l'Arte figurativa. Mi riferisco chiaramente alla scena americana, al LowBrow e al Pop Surrealismo, di cui mi sento una fiera esponente (!)
Il tardo Novecento è un secolo caratterizzato dal fragoroso silenzio della Bellezza. In arte si è schiacciato il livello critico-metateorico su quello pratico-artistico e il pullulare di artisti pseudo-concettuali (frutto della finta democratizzazione della cultura che ha prodotto solo un abbassamento del livello tecnico e artistico) ha generato un'armata di mostri, di installazioni insulse, di trovate ad effetto, di opere criptiche... Mi sembra che ad un certo punto un ragazzino abbia urlato 'L'imperatore è nudo' e l'architettura fasulla e bislacca tenuta su da critici e mercanti di nomi abbia iniziato a vacillare.
Il Surrealismo Pop risponde al bisogno di Bellezza, esige che si torni a lavorare con onestà: nelle arti figurative non si può imbrogliare, o si è bravi o non lo si è.
E la forma è sostanza ed esse sono inscindibili. Il Pop Surrealismo restituisce la tecnica, la bravura, la lentezza in un mondo in cui la qualità è schiacciata dalla quantità. Il Pop Surrealismo prende i contenuti 'bassi' con cui è cresciuta la nostra generazione e li eleva all'empireo dell'Arte. Il Pop Surrealismo è la catarsi del quotidiano. Il Pop Surrealismo crea i Mondi Possibili in cui rifugiarsi perchè questo qui, quello vero, lo stanno stuprando.
Bellissimo il termine low brow, lo trovo più polemico di qualunque provocazione neoavanguardistica! Mi piace che un quadro magistralmente eseguito da Mark Ryden sia definito di basso livello, mentre un manichino inchiodato che non ama più il surf , con una squallida parrucca bionda penzoloni, sia considerato 'highbrow'. Se questi sono i grandi, i colti, gli 'alti', allora LOWBROW tutta la vita, cazzo!
Il Surrealismo Pop risponde al bisogno di Bellezza, esige che si torni a lavorare con onestà: nelle arti figurative non si può imbrogliare, o si è bravi o non lo si è.
E la forma è sostanza ed esse sono inscindibili. Il Pop Surrealismo restituisce la tecnica, la bravura, la lentezza in un mondo in cui la qualità è schiacciata dalla quantità. Il Pop Surrealismo prende i contenuti 'bassi' con cui è cresciuta la nostra generazione e li eleva all'empireo dell'Arte. Il Pop Surrealismo è la catarsi del quotidiano. Il Pop Surrealismo crea i Mondi Possibili in cui rifugiarsi perchè questo qui, quello vero, lo stanno stuprando.
Bellissimo il termine low brow, lo trovo più polemico di qualunque provocazione neoavanguardistica! Mi piace che un quadro magistralmente eseguito da Mark Ryden sia definito di basso livello, mentre un manichino inchiodato che non ama più il surf , con una squallida parrucca bionda penzoloni, sia considerato 'highbrow'. Se questi sono i grandi, i colti, gli 'alti', allora LOWBROW tutta la vita, cazzo!
In Italia siamo un po' in dietro, ma qualcosa di buono si inizia a vedere. Lo scorso ottobre ho partecipato a due bellissime mostre antologiche curate da Andrea Oppenheimer (Mondo Bizzarro Gallery): ITALIAN POP SURREALISM: birth of a nation e ITALIAN POP SURREALISM: into the future. Quest'ultima ha raccolto 14 artisti italiani e, per la prima volta, il pop surrealismo ha trovato, in Italia, una sede istituzionale: il Museo Centrale Montemartini (Roma, Musei Capitolini).
Ci racconti come nasce e si sviluppa il tuo lavoro, concettualmente e manualmente?
Tutto inizia con un'immagine, prima nebulosa, poi sempre più nitida, che nasce da una lettura, da un viaggio, da un film, da una chiacchierata, da un sogno... la schizzo sulla mia fedelissima moleskine e ne faccio varie versioni a matita, inizio ad immaginarne i colori, lo stato d'animo. Mentre disegno ascolto sempre un audiolibro: mi aiuta a far assopire la mia parte analitica, logica, razionale. Cerco di creare un'atmosfera in cui possa perdere me stessa per ritrovarmi in modo più vero.
Cosa hai voluto dire nelle opere che esponi nella nostra mostra?
Proprio niente. Non sono un critico e non voglio esserlo. Non voglio lanciare messaggi al mondo. Io disegno. Riproduco le immagini che nascono dal mio subconscio, a volte vomito fuori impressioni raccolte in giro... Vorrei solo che gli spettatori 'venissero con me, nel mio mondo fatato per sognar....'
Riesci a vivere del tuo lavoro?
Riesco -a stento- a vivere con i miei 3 lavori!!!! Ogni mattina vado nel mio studio all'università e studio logica modale. Torno a casa e inizio a dipingere. Di sera curo la grafica per l'etichetta discografica Soupy Records (Campobasso) che ho fondato insieme a Paolo Clericuzio e Andrea Zita (a proposito, date un'occhiata al sito: https://www.soupyrecords.com)
Qual è il tuo rapporto con il pubblico che visita le tue mostre? È cambiato nel corso degli anni?
Sono terrorizzata dalle critiche e imbarazzata dai complimenti... I miei lavori hanno lasciato il mio studio solo da un paio d'anni e la reazione ammirata, appassionata, calda che a volte ricevono mi stupisce sempre.